Il primo ministro italiano, Giorgia Meloni, ha affermato a Roma durante il fine settimana che l’Italia può svolgere un ruolo di primo piano nella lotta all’estremismo radicale e nella promozione della cooperazione e della crescita tra l’Unione europea e i paesi africani.
Durante i due giorni di frequenti dialoghi (nel Mediterraneo) a Roma, la Meloni ha presentato il suo cosiddetto “Piano Matti” per l’Africa – intitolato al defunto fondatore di Eni Enrico Mattei che ha negoziato partenariati più equi e cooperativi con i paesi petroliferi che si sono visti come direttamente. Accordi impegnativi normalmente negoziati dalle principali compagnie petrolifere.
Meloni ha detto alla conferenza che l’Italia adotterà un “atteggiamento non predatorio ma cooperativo” nei confronti del mercato africano che emula l’approccio di Matti.
Prima di diventare Presidente del Consiglio, la Meloni attaccò ferocemente la Francia per le sue politiche predatorie in Africa:
“I vili sono come la Francia che continua a sfruttare l’Africa stampando soldi per 14 paesi africani a cui dedicano le loro fatiche, facendo lavorare i bambini nelle miniere, estraendo materie prime come in Niger. L’Africa ti sta scappando (…) e la soluzione è liberare l’Africa da alcuni europei”, disse all’epoca.
Ha affermato alla conferenza che la regione del Mediterraneo è divisa ma unisce anche l’Unione Europea e l’Africa, aggiungendo che la stabilità e la sicurezza in quest’area sono la “precondizione per lo sviluppo economico e sociale” dei paesi europei e africani.
Tra le “più urgenti” priorità di politica estera, nazionale e di sicurezza del governo italiano figurano la “piena e duratura stabilizzazione della Libia” e l’assunzione di una posizione di leadership nel contrastare la diffusione dell'”estremismo radicale” nell’Africa sub-sahariana.
“L’Italia – ha concluso Meloni – è e può essere molto di più un naturale snodo e ponte energetico tra il Mediterraneo e l’Europa”.
Di fronte alla crisi migratoria e alla crescente pressione per assorbire gli immigrati, che provengono per lo più dal Nord Africa, la Meloni è probabilmente desiderosa anche di arginare gran parte del flusso alla fonte.
(Federica Pascal | EURACTIV.it)
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