Aprile 19, 2024

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Recensione: Sto bene – Cineuropa

Recensione: Sto bene - Cineuropa

– Il terzo romanzo di Donato Rotunno vede due generazioni di espatriati italiani incrociarsi per dipingere un quadro semplice dello stato emotivo dei migranti che vivono lontano dai loro paesi d’origine.

Renato Carpentieri in mi sento bene

Il tema dell’immigrazione è un tema che sta a cuore al regista Donato Rotunno. Nato in Lussemburgo da genitori immigrati italiani, il regista 55enne ha affrontato l’argomento in molti dei film che ha diretto (in particolare nel documentario Terra Mia, Terra Nostra) o è prodotto dalla sua azienda Tarantola Lussemburgo. Questo stesso tema è al centro anche del suo terzo lungometraggio, mi sento beneAttualmente è candidato in Lussemburgo all’Oscar per il miglior film straniero. È un dramma che fa riflettere che vede due generazioni di espatriati italiani incrociarsi avanti e indietro tra passato e presente, e in un gioco di specchi i cui volti diversi si uniscono nella ricerca di una vita migliore, lo stato irrisolto delle loro relazioni amorose e la nostalgia di casa che tatto.

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Il film inizia su un treno dove tre giovani del sud Italia – Antonio, suo cugino Vito e il loro amico Giuseppe (Alessio Lapis Vittorio Nastrei e Maziar Fayrouz Rispettivamente) – ognuno viaggia verso una destinazione diversa: Germania, Belgio, Lussemburgo. E’ la fine degli anni Sessanta, e come tanti altri italiani sopraffatti dalla crisi economica, si sono lasciati alle spalle i belbaiani alla ricerca di nuove opportunità di affari all’estero, con l’intenzione di tornare in patria sei mesi – o al massimo un anno – dopo e realizzando il loro sogno di sposare una bella donna italiana. Ma, come vediamo nella scena successiva, Antonio ora ha 80 anni e ha una faccia Renato Carpentieri Vive ancora in Lussemburgo, celebrando i suoi successi di carriera, ma alla fine è solo. Alla stessa festa in cui Antonio ha ricevuto un premio, abbiamo trovato Leo (Sarah Sirioko), una giovane DJ italiana che vive da sola in Lussemburgo, dopo che il suo ragazzo l’ha scaricata nel bel mezzo di un tour.

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“Voglio solo andare a casa”, spiega Antonio a Leo quando si sono parlati per la prima volta in un parcheggio, dopo essersi offerto di aiutarlo quando sembrava un po’ perso. La quantità di tempo che questo vecchio ha voluto tornare a “casa” è illustrata dai lunghi ricordi del film che ci riportano indietro di diversi decenni, quando l’eroe ventenne si è trasferito per la prima volta in Lussemburgo, quando scopre di lavorare come operaio edile (“con diversi italiani”). altri, ho costruito il Lussemburgo”, ha insistito in seguito), ha incontrato la ragazza del posto Maddie e se ne è innamorato (Mary Jung) – una giovane donna determinata, accogliente e dallo spirito libero che continua a svolgere un ruolo essenziale nella sua vita – fino al momento in cui fa una terribile gaffe che lo lascia per sempre alienato dalla sua famiglia in Italia, dove non tornerà mai più. Per tutto il film si alternano la situazione di Antonio nel passato e nel presente (Lapis e Carpentieri si abbinano brillantemente, soprattutto nei toni), rimasto vedovo da poco e ceduto al trasferimento in una casa di cura, ma prima di tutto con la realtà attuale di un Leone inquieto, che sta lottando con i denti e le unghie per costruirsi una nuova vita all’estero, e vuole evitare a tutti i costi di tornare a casa sua in Italia, nonostante i soprusi e i pregiudizi che soffre. .

Antonio vede in Leo la caparbietà della sua amata Maddie, ma sente anche che è la figlia che non ha mai avuto prima. Un rapporto dolce tra le due parti, costruito sulla reciproca assistenza e comprensione, e volto a proteggere dal ripetersi di vecchi errori. Il loro scambio è uno scambio tra due generazioni diverse e le loro conversazioni dipingono un quadro semplice e umile della situazione, in particolare della situazione emotiva, degli immigrati che vivono in una terra straniera. Solo che qui, invece di extracomunitari che arrivano in nave, si tratta di italiani in Lussemburgo, Belgio e Germania, partiti con la testa piena di sogni ma a volte condannati alla solitudine.

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(tradotto dall’italiano)