ROMA, 11 aprile (Reuters) – Martedì la coalizione di governo italiana non è riuscita a finalizzare un accordo sulle nomine chiave nelle società controllate dallo Stato, mentre i negoziati all’interno del governo sono proseguiti, hanno detto a Reuters due persone vicine alla questione.
Le posizioni di leadership includono le società energetiche Enel (ENEI.MI) ed Eni (ENI.MI), il gruppo aerospaziale Leonardo (LDOF.MI), le Poste Italiane (PST.MI) e la rete elettrica Terna (TRN.MI). Il primo ministro di destra Georgia Maloney sembrava determinato a lasciare il segno in posti chiave.
Martedì è previsto un accordo in una riunione di gabinetto, con il vicepresidente del Consiglio Matteo Salvini che ha dichiarato che l’amministrazione è fiduciosa di concludere i negoziati e di informare i consigli di amministrazione di tutte le società coinvolte.
Ma dopo l’incontro, una fonte ha detto che alcune posizioni, comprese quelle dei leader, sono ancora in discussione e ci vorrà più tempo.
Francesco Starese, che è amministratore delegato di Enel dal 2014, non ha sostegno nella cerchia ristretta di Meloni, dicono le fonti.
Stefano Donnarumma, attualmente alla guida di Terna, è il probabile successore dopo aver ottenuto il sostegno di Meloni, dicono le fonti.
Enel è uno dei maggiori attori mondiali nel settore delle energie rinnovabili, con quasi 60 gigawatt (GW) di capacità installata.
Tuttavia, fonti in precedenza avevano affermato che il governo era preoccupato per i suoi debiti, che hanno raggiunto i 60 miliardi di euro (65,44 miliardi di dollari) nel 2022, rispetto ai 45,5 miliardi del 2020, quando Starace è stato nominato per un terzo mandato.
A novembre Enel ha svelato la sua rinnovata strategia al 2025, impegnandosi a ridurre l’indebitamento netto di 21 miliardi di euro attraverso dismissioni di asset, investendo 37 miliardi di euro e aumentando la capacità rinnovabile installata di 21 GW.
Claudio Descalzi, in carica dal 2014, sarà amministratore delegato di Eni per altri tre anni e diventerà il presidente più longevo del gruppo statale dalla sua fondazione nel 1953.
L’anno scorso l’alto dirigente ha aiutato Roma a garantire forniture di gas alternative mentre Mosca interrompeva i suoi flussi verso l’Italia in seguito all’invasione russa dell’Ucraina.
Descalzi dovrebbe aiutare il governo con la sua ambizione di fare dell’Italia un grande esportatore di gas dal Nord Africa e dal Mediterraneo verso il resto d’Europa.
Nonostante abbia ricevuto elogi dagli investitori per i risultati finanziari, la strategia di Descalzi è ancora criticata dai sostenitori della transizione energetica, che affermano che Eni dovrebbe spendere di più per sviluppare le sue attività verdi.
Altro manager visto in uscita è l’amministratore delegato di Leonardo, Alessandro Propumo.
Roberto Cingolani, tecnologo ed ex ministro del cambiamento climatico nel governo di Mario Draghi, è il favorito di Meloni per sostituirlo, dicono fonti.
($ 1 = 0,9168 euro)
Relazione di Giuseppe Fonte e Angelo Amante; Montaggio di Alexander Smith e Bill Bergrod
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