Aprile 23, 2024

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Ex presidente del Consiglio italiano, uomini d’affari stanno indagando sull’accordo della Colombia per navi e aerei

Ex presidente del Consiglio italiano, uomini d’affari stanno indagando sull’accordo della Colombia per navi e aerei

ROMA (AP) – Martedì la polizia ha perquisito gli uffici e le case di un ex presidente del Consiglio italiano e di diversi alti dirigenti d’azienda in un’indagine sulle accuse di corruzione relative alla vendita di aerei militari, navi e sottomarini alla Colombia, ha riferito la televisione di stato italiana.

Massimo D’Alema, un politico di sinistra che è stato primo ministro italiano dal 1998 al 2000, è tra gli indagati.

La vendita, che si dice valga 4 miliardi di euro (4,5 miliardi di dollari), è stata esaminata da tempo. L’anno scorso, il massimo amministratore delegato italiano, Alessandro Profumo, ha dichiarato alla Commissione Difesa del Senato che D’Alema non aveva alcun ruolo nelle vendite per conto di Leonardo, il principale produttore italiano di aerospazio e difesa.

La televisione di stato italiana, citando i pubblici ministeri di Napoli, ha affermato che Profumo è tra le figure imprenditoriali di alto profilo sotto inchiesta. Il mandato di Profumo come amministratore delegato di Leonardo si è concluso il mese scorso.

Martedì né Profumo né D’Alema sono stati raggiunti per un commento. La televisione di stato italiana ha citato gli avvocati di D’Alema che hanno affermato che l’indagine sosterrà la negazione del loro cliente, negli ultimi mesi, di qualsiasi illecito.

Il quotidiano italiano Corriere della Sera ha riferito che l’inchiesta ha esaminato iniziative per vendere M-346, un aereo da addestramento militare avanzato realizzato da Leonardo, e incrociatori, che sono navi militari veloci, e mini-sommergibili prodotti dal principale costruttore navale italiano Fincantieri.

Il Corriere della Sera ha detto che quattro colombiani, tra cui un ex ministro degli Esteri, erano tra gli altri indagati. L’ex ministro, identificata nelle cronache italiane come Marta Lucia Ramirez, che è stata anche vicepresidente, ha twittato di “non essere coinvolta nell’approvvigionamento di materiale militare”. Ha detto che l’ambasciata colombiana ha gestito gli appalti con i ministeri della difesa di entrambi i paesi.

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Martedì sera gli uffici della procura a Napoli sono stati chiusi e non è stato possibile raggiungere immediatamente i funzionari per un commento sulle notizie italiane.

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